Testo di :Maurizio Cristofolini
Foto di : Carlo Borlenghi
San Francisco, USA
La Coppa resta a casa! Dopo una spettacolare rimonta, apparentemente impossibile, Team ORACLE USA ha trovato la chiave di svolta per il recupero, piccoli accorgimenti agli scafi e un “ritocchino” (al limite del regolamento) all’elettronica: il SAS (Stability Augmentation System di derivazione aeronautica), dopo le modifiche effettuate in gran segreto che hanno trasformato le prestazioni del defender, i Neo Zelandesi non hanno più avuto la possibilità e soprattutto il tempo di recuperare restando attoniti di fronte ad una velocità inaspettatamente acquisita da un giorno all’altro, una velocità inarrivabile. Una rimonta pazzesca da un profondo 8-1 ad un magico 8-9. Il cambio del tattico sembrava una mossa disperata ma l’arrivo di Ben Ainslie, ha portato nuovo vigore a un team già di altissimo livello tecnico: a bordo: B.Ainslie, J.Spihill, T.Slingsby, Kostecki e dal gommone la regia di un grande Russel Couts, tutti pluricampioni olimpici. Una coppa che sembrava già in viaggio per la Nuova Zelanda (…e chi non l’avrebbe detto) ha avuto un arresto improvviso da lasciate tutti senza fiato.
Ecco alcune delle dichiarazioni dei team:
Dean Barker (Skipper di Emirates Team New Zealand): “Ci siamo resi conto per la prima volta che eravamo nei guai quando abbiamo virato sotto di loro e se ne sono andati con una velocità notevole”. “Oracle ha fatto miglior foiling in bolina di noi”
Grant Dalton (Team manager di Emirates Team New Zealand): “Ci siamo accorti che il delta in bolina stava diventato importante da un paio di giorni. Non so cosa sia andato storto. Certamente non ci spettavamo un 9-8 ”. E ancora: “Ho detto fin dall’inizio che gli AC72 erano troppo costosi e c’è bisogno di qualcosa di più accessibile perché altrimenti Oracle rischia di spaventare molti potenziali challenger”. “Per noi è troppo presto per parlare del futuro”.
Larry Ellison (Patron di Oracle): “Abbiamo già ricevuto una sfida per la prossima America’s Cup, così che abbiamo un challenger of record ma lo sveleremo in futuro”. “Per il futuro crediamo che catamarani che fanno 40 nodi siano la strada da seguire ancora”.
Tom Slinsgby (Stratega di Team Oracle USA): “Arrivo dalla vela olimpica in singolo ed è un bel salto arrivare qui. E’ stato un grande onore essere qui in questo team e regatare con loro”.
James Spithill (Skipper di Team Oracle USA): “Come ci siamo riusciti? Non mollando mai e affrontando situazioni molto dure, come la scuffia e la protesta, ci hanno unito molto”.
James Spithill (Skipper di Team Oracle USA): “Il 12 e 13 settembre abbiamo fatto molti cambiamenti di configurazione alla barca, modifiche tecniche, abbiamo cambiato il modo di portarla, abbiamo messo insieme molte cose che hanno fatto la differenza e che hanno coinvolto velisti, progettisti e tutti nel team. Non è una sola cosa che ha fatto la differenza, ma un insieme di cose”.
E cosa dice Gilberto Nobili, unico italiano a bordo di Team Oracle? 39enne originario della provincia di Reggio Emilia Ingegnere non solo ha “pompato” come un matto sui grinder ma ha avuto un ruolo importante per la messa a punto dell’elettronica di bordo. Senza dimenticare Shannon Falcone, altro grinder, e gli ingegneri dello shore team come il genovese Mario Caponnetto e i triestino Michele Stroligo.
Gilberto Nobili (Grinder di Team Oracle USA): “Nessuno conosce i veri limiti di queste barche. Noi siamo cresciuti solamente intervenendo sulle regolazioni, sul modo di portare la barca e sistemare l’ala”.
Questa strana, alcuni dicono brutta, America’s Cup fatta di marziani e così apparentemente lontana dalle “solite” barche a vela, termine che ormai sembra desueto ma soprattutto lontana dalla gente che ama la vela ha dato, in pochi giorni, una sferzata di adrenalina a mezzo mondo. Si potrà pensare ad un ritorno ai monoscafi? Difficile, Larry Allison con la coppa in mano detta ancora legge e ha già detto che queste barche saranno il futuro. Unica speranza che si metta un limite ai budget troppo elevati per poter vedere altri sfidanti in acqua.
Al traguardo, dietro di 44 secondi, Dean Barker piange al timone di Aotearoa e con lui piange il golfo di Hauraki e la Nuova Zelanda tutta. Alla fina della precedente America’s Cup, la 33°, tutti dissero “chissà se la Nuova Zelanda, un Paese così piccolo (solo 5mil.di abitanti) troverà ancora le risorse per tornare a regatare a questo livello”, oggi è lo stesso Larry Allison che dice: “la Coppa America non può esistere senza Team New Zealand” . Onore alle armi.
Passato lo stupore per la rimonta straordinaria e il risultato finale il mondo della vela esplode sui social e sui blog e si domanda su come sia stata possibile una rimonta del genere e come Team ORACLE sia riuscito ha cambiare le sue performance in nodo così clamoroso. Troppo tardi oramai è cosa fatta.
Le crew list:
ORACLE TEAM USA
Skipper: Jimmy Spithill, Tactician: Ben Ainslie, Strategist: Tom Slingsby , Wing trimmer: Kyle Langford , Jib trimmer: Joe Newton , Off-side trimmer: Rome Kirby , Grinders: Shannon Falcone , Joe Spooner , Jono MacBeth , Gillo Nobili , Simeon Tienpont .
EmiratesTeamNewZealand
Skipper/helmsman: Dean Barker , Tactician: Ray Davies , Wing Trimmer: Glenn Ashby, Trimmer: James Dagg , Bow: Adam Beashel, Pit: Jeremy Lomas , Pedestal 1: Chris Ward , Pedestal 2: Rob Waddell , Pedestal 3: Grant Dalton, Pedestal 4: Chris McAsey , Float/Grinder: Derek Saward.