Seychelles – Un altro paradiso

novembre 28, 2011 in Le rotte di GB da admin

Testo di: Maurizio Cristofolini

Le 115 isole che formano le Seychelles si dividono geograficamente e geologicamente in isole esterne, le outer-islands e interne, le inner-islands. Le prime sono formate da banchi corallini affioranti con rara vegetazione e quasi intoccate dall’uomo. Le più lontane, quelle del gruppo di Aldabra, formano un atollo sito a 1500 km (circa 800 miglia marine) da Mahè, l’isola principale. Oggi queste isole sono per lo più gestite come dei parchi marini o sono diventate resort molto esclusivi. Per questo motivo sono rimasti dal punto di vista naturalistico rari esempi di perfetta conservazione. Le inner islands invece sono isole granitiche, fertili, coperte da foreste pluviali e più densamente popolate. E’ appunto tra queste ultime che spenderemo i nostri 15 giorni di crociera a bordo di un bel catamarano, un Catana  47, navigando e pescando. Le Seychelles sono un luogo dove l’armoniosa fusione delle diverse etnie che le abitano salta subito all’occhio: indiani, malesi, filippini, africani, europei, arabi con tutte le loro tradizioni e religioni convivono in un melting pot perfettamente riuscito. Si respira un senso di pace e sicurezza sia nelle strade della capitale che nei luoghi più remoti. Già sbarcati dall’aereo all’aeroporto di Mahè si percepisce una calma esotica in cui tutto scorre a misura d’uomo. Il nostro giro parte dalla capitale Victoria. Siamo nel pieno della nostra estate, agosto, ma ahimè abbiamo forse scelto il periodo peggiore per una navigazione tra queste isole. L’Aliseo di Sud-Est quest’anno ha portato molte piogge e un moto ondoso che disturberà buona parte della nostra vacanza dandoci solo pochi giorni di sole e mare calmo. Un tempo molto strano per essere nella stagione secca che di solito offre splendide giornate di sole e vento fresco. Il programma è quello di fare la circumnavigazione di Mahé in senso antiorario per poi andare a Praslin e La Digue con una puntatina sulle altre piccole isole vicine. Prima tappa: Port Lunay. Il nome può ingannare. In verità non si tratta di un porto ma di un’ansa molto protetta  che da’ su una bella spiaggia con giganteschi ficus che crescono proprio sulla sabbia. Non c’è nessuno. L’acqua è verde cupo come la vegetazione che ci sovrasta. Qua e là grandi flamboyant spuntano dalla foresta con un’esplosione di fiori color rosso fuoco. Sotto le nuvole basse e cupe volano le grandi volpi volanti in cerca di frutta. Molte altre baie si sviluppano lungo la costa sud di Mahè ma in questa stagione non sono praticabili: il monsone estivo porta dentro molto vento e onda rendendo questi ormeggi troppo precari. La promessa che ci facciamo è di tornare in un altro momento proprio qui in queste baie, come ad Anse La Mouche oppure Baie Lazare e Anse Takamaka che, quasi sempre deserte ed ombreggiate dalla foresta che arriva fino in acqua, offrono tramonti incomparabili.

Approfittiamo di questa sosta a Port Lunay per fare un’escursione alla cascata, un’ora di cammino lungo sentieri fioriti, per poi godersi un rinfrescante bagno nelle pozze d’acqua dolce alla base della cascata stessa. All’indomani partiamo di buon ora con un cambio di programma, rinunciamo al giro dell’isola per ritornare sulla nostra rotta. Ci fermiamo a Beau Vallon, che avevamo saltato all’andata. E’ una rada molto grande con uno spiaggione di quasi 5 km. Qui facciamo visita ad un vecchio amico,  il proprietario di “la Perle Noire”, un grazioso ristorante non lontano dalla spiaggia. Marco è uno dei tanti italiani che hanno scelto di trasferirsi alle Seychelles e di vivere qui per occuparsi di ristorazione ad alto livello.  Alle Seychelles l’incontro di culture e di etnie diverse porta con se’ i sapori speziati africani e i profumi esotici d’oriente, oltre ad una disponibilità di materie prime di eccezionale freschezza e un tocco di raffinatezza tutta francese. Un mix gastronomico straordinario come mai ci si potrebbe aspettare:  gamberi al curry, pesce con peperoni e ananas,  cernia allo zenzero,  un’offerta di piatti tale da soddisfare i palati più raffinati. Così, dopo un’ottima cena, ci congediamo da Marco, con una punta d’invidia e saltiamo sul tender che ci riporta al catamarano ormeggiato in rada. Doppiato il capo North Point rientriamo a Victoria per un rabbocco d’acqua e un rinforzo alla cambusa poi usciamo in mare per dirigerci verso Praslin. Dalle colline fischia un vento teso abbastanza forte con raffiche fino a 48 nodi che per fortuna dureranno poco. Una volta al largo il vento si stabilizzerà sui 25/28 kn e ci porterà con una bella andatura al gran lasco fino a Praslin. Il catamarano vola sull’acqua e basta poco tempo per coprire le 25 miglia che dividono le due isole. Superiamo le isole Cousin e Cousine, Parco Nazionale l’una e isola privata l’altra.

Dietro la punta di Miller Point sul lato ovest dell’isola si apre ai nostri occhi Anse Lazio. Caliamo l’ancora nel bel mezzo della baia: l’impatto è emozionante. Questa spiaggia nella sua semplicità merita il titolo di una delle più belle spiagge dell’Oceano Indiano.  Una linea di palme, una striscia di sabbia fine ed accecante, mare turchese chiaro con alcuni blocchi di granito levigato dall’acqua e dal vento che sembrano buttati casualmente qua e là da un monaco zen. Il posto merita una giornata di snorkeling sul reef a ridosso della punta ovest.  A fine giornata il sole cala regalandoci un tramonto con colori che solo il tropico sa offrire. Lasciata Anse Lazio per andare ad Anse Vobert decidiamo per un piccolo detour di una decina di miglia  per fare il giro intorno all’isola di Aride, una delle riserve naturali per uccelli di mare tra le più importanti per la presenza di specie endemiche tipiche della fascia tropicale. In questo tratto di mare ricchissimo di pesce catturiamo un bel tonno da 8 kg. Che issiamo a bordo con grande facilità. Proseguiamo per Cap Chevalier che lasceremo alla nostra dritta ed entriamo ad Anse Vobert, splendida e tranquilla baia dove possiamo lasciare il catamarano  all’ancora senza problemi. Qui ci organizziamo per farci portare a Curieuse Island con le barche del Parco  Marino perchè su quest’isola le barche private non possono ormeggiare. Sostiamo poche ore per visitare il centro di riproduzione per grandi tartarughe terrestri dove vivono esemplari ultracentenari che una volta adulti vengono distribuiti sulle varie isole per il ripopolamento.

Torniamo alla barca solo per spostarci di qualche centinaio di metri e dare ancora sull’isolotto di Saint Pierre, la classica cartolina delle Seychelles, un blocco granitico ornato da poche palme: è lo scoglio più fotografato al mondo.Questo lato dell’isola di Praslin è il più protetto.

Nei mesi estivi offre un buon ancoraggio su sabbia ed è un punto da dove partire per escursioni con le guide dei diving che si trovano sulla spiaggia. Ed è proprio con uno di questi, Charly, un simpatico negrone che parla perfettamente italiano, che faremo un’indimenticabile immersione alle isole Les Soeur. Razze, squali, tartarughe e pesci di ogni genere passeranno indisturbati davanti ai nostri occhi per un paio d’ore. Continua il nostro giro intorno a Praslin. Superata la punta est, Pointe La Farine, e lasciato lo scoglio Ile Ronde alla dritta entriamo a Baie Sainte Anne. Questa baia non è un gran che, salvo alcuni angoli preziosi, come Anse la Farine appunto. Baie Sainte Anne è da considerare uno scalo tecnico dove poter ormeggiare ad un pontile per fare rifornimento e per organizzare un’escursione da non perdere assolutamente: la Vallèe de Mai. Con un autobus locale, che parte direttamente dal pontile dei ferry e attraversa alcuni caratteristici villaggi, si raggiunge la cima dell’isola dove il bus ferma proprio davanti all’ingresso del parco. La Vallèe de Mai  è l’ultima porzione di foresta pluviale dell’isola. E’ talmente ben conservata da essere entrata a far parte del patrimonio mondiale dell’Umanità. In quest’area cresce la palma che produce quello strano frutto: il Coco de Mer, perfetta rappresentazione di una parte del corpo femminile. Questa palma raggiunge i 40 metri d’altezza e i 400 anni di vita e da’ il suo primo frutto dopo “soli” 25 anni.

Qui le visite possono essere libere, basta seguire i sentieri tracciati nella foresta, oppure accompagnate da una guida locale. Per la sensibilità, la delicatezza e l’amore che i guardaparco trasmettono e per la professionalità delle guide consiglio un tour guidato almeno per non girare col naso all’insù tra giganteschi alberi, enormi felci, palme e cascate ed uscire dal parco senza una minima informazione.

Il giorno seguente lasciamo Praslin per dirigerci su La Digue. Il tempo è brutto, piove a secchiate, forse varrebbe la pena lasciare qui la barca e prendere lo schooner che fa servizio tra le due isole. Tra l’altro è una barca molto bella e caratteristica. Da Praslin a La Digue sono solo 3 miglia, molto poco quindi, ma il rischio è quello di non trovare posto nel piccolissimo porticciolo ed essere costretti a stare fuori all’ancora con un fastidioso rollio e, soprattutto, senza poter scendere a terra. Gentilissimo il comandante dello schooner ci informa che il porticciolo è quasi vuoto,  partiamo.  Come si arriva all’ingresso del porto si ha la sensazione di entrare in un’altra dimensione. I più disincantati troveranno forse lo stile di vita di questi isolani un po’ artefatto, molto turistico, ma con uno sguardo attento ci si renderà conto che non è così. Bisogna ricordare che fin dal 1980 le Seychelles adottarono una politica di protezione e conservazione dell’ambiente che in alcune isole più piccole iniziò ancora prima, nel 1960. Qui non ci sono macchine ma solo pochissimi taxi e qualche piccolo camioncino di pubblica utilità per i trasporti pesanti. Si circola solo in bicicletta o su carri trainati da buoi e bufali. L’unica strada che c’è non fa neanche il giro completo dell’isola. Una curiosità, tra le tante regole imposte ce n’è una molto semplice che tocca l’edilizia privata: le costruzioni non possono superare l’altezza degli alberi. Così tutto resta coperto dal verde.

A fianco al nostro catamarano Jerome, uno skipper locale che diventerà presto un amico, ha sdraiato sul bagnasciuga la sua barca da pesca e sta facendo carena. Poco più in là un pescatore fa essiccare al sole le pinne di squalo distese in bella mostra sulla tuga della sua barca. Questo è un “prodotto” da esportazione e viene spedito in oriente, soprattutto in Cina, dove la zuppa  di pinne di squalo è, purtroppo, ancora considerata una prelibatezza.

Il giorno seguente ci regala una giornata di splendido sole. Ne approfittiamo per fare un giro in bicicletta. Una delle tappe obbligate di quest’isola è la spiaggia di Source d’Argent. Per arrivarci bisogna pagare una piccola tassa d’ingresso ad una vasta area che contiene un centro per la lavorazione della copra e una piccola piantagione di vaniglia. E’ sicuramente una delle spiaggie più belle al mondo e non è facile descriverla riuscendo a trasmettere le sensazioni che si provano in questo luogo. Rischiamo di perderci tra i soliti superlativi. Una sorta di pini marittimi si piegano sull’acqua chiara con sfumature che vanno dal turchese al bianco. Enormi blocchi di granito in mezzo ai quali si può passeggiare con l’acqua alle caviglie si alternano a spiagge e anfratti nascosti. Nel mare oggi tranquillo si specchiano grandi nuvole bianche che corrono dentro questa fantastica cartolina. E’ commovente, non si vorrebbe mai andare via. Purtroppo saremo costretti a rinunciare alla visita di alcune isolette perfette per le immersioni come Felicité ma il moto ondoso dei giorni che verranno non ci permetterà  l’ancoraggio. La vacanza sta per finire. Con una bella veleggiata di 30 miglia torniamo su Mahé. Passeremo l’ultima notte al S.te Anne National Park, di fronte a Victoria, per essere pronti il giorno dopo a sbarcare e magari passare una piacevole giornata a spasso per la capitale dove non ci perderemo il caratteristico mercato del pesce, il vivacissimo mercato della frutta e i banchi lungo la via principale dove vedere il meglio dell’artigianato locale. Avvolti da un vociare in lingua creola e dai ritmi del Kamtolè che invadono le strade ci lasciamo trasportare tra la gente con fiducia. Se si è adottato il giusto approccio e si è riusciti ad entrare nella vita di tutti i giorni queste isole vi lasceranno nel cuore un ricordo intenso, languido, un qualcosa che vi costringerà a tornare perché la bellezza di questi posti è unica come unico è il sorriso dei suoi abitanti.

Le foto sono state pubblicate per gentile concessione di:

Photo courtesy  of :

Chris Close –  Seychelles Tourism Board ,

Raymond Sahuqued – Seychelles Tourism Board ,

e di:  Betty Borsi