Max Ranchi

Siamo a bordo della Mark Boat n°3 nella laguna veneta e tra un passaggio e l’altro degli AC45 di questa edizione della America’s Cup World Series facciamo due chiacchiere con il fotografo Max Ranchi.

D: Max vuoi raccontare agli amici di Gentlebreeeze come hai cominciato la tua carriera di fotografo? Innanzi tutto, di dove sei?

R: sono triestino, ho cominciato la mia attivita’ fotografica negli Stati Uniti come assistente presso uno studio fotografico sulla Big Island, Hawaii. Nel tempo libero fotografavo posti sperduti e inaccessibili ai turisti e vendevo poi le stampe nelle gallerie d’arte locali. Proprio lì, alle Hawaii, nacquero amicizie con importanti fotografi americani tra cui John Russell e Brett Weston, dai quali ho assorbito abilità e professionalità. Nel 1993 sono rientrato in Europa e ho deciso e di frequentare il Blake College di Londra specializzandomi nella tecnica di camera oscura e gettando le basi per la mia futura carriera.

D: e la vela quando arriva?

R: la mia prima emozionante regata fu la partenza della Whitbread (oggi Volvo Ocean Race) da Southampton. Poi, al rientro in Italia, il primo lavoro importante affidatomi da Cino Ricci nel 1994, come fotografo ufficiale del Giro d’Italia a vela. Finito il Giro, ho iniziato a collaborare con le maggiori riviste di nautica sia in Italia che in Europa.

D: poi cosa è successo?

R: negli anni seguenti la maggior parte del lavoro si è sviluppato per i team velici, sponsor e uffici stampa, direttamente sui campi di regata IMS in Europa e poi le classiche di Key West e le varie edizioni della Miami Race Week.

D: hai avuto delle esperienze come media man a bordo?

R: si, una bella esperienza è stata nel 1996 con  la partecipazione a bordo del VOR 60 Corum (ex Tokyo) alla Cape Town-Rio de Janeiro, nel ruolo di fotografo/velista, con professionisti del calibro di Pierre Mas, Knut Frostad (oggi CEO della Volvo Ocean Race, ndr) e Marcel Van Triest.

D: ma qui siamo ancora ai tempi dell’analogico, quando sei passato al digitale?

R: poco dopo. Ed è stato un salto epocale: dal momento in cui la  mia attrezzatura si trasforma in digitale il mio portfolio si arricchisce della Coppa America ad Auckland nel 2003 e poi Valencia nel 2007. Mentre le annate più recenti sono dedicate all’One Design e Level Class dove ho lavorato nel circuito TP52 (Mean Machine e Anonimo) e GP42 (Airis). Nei Melges 32 ho seguito il team Pilot Italia, Bliksem e Roark.

D: una bella carriera Max, una carriera che ti ha  portato in giro per il mondo. Ma ora dove vivi e soprattutto cosa fai quando non è stagione di regate?

R: vivo a Gracco un paesino che conta cinque residenti sulle Alpi Carniche in provincia di Udine. Durante la stagione invernale, lontano dai campi di regata, mi dedico alla lettura, allo snowboard e all’alpinismo. Ma soprattutto sono l’ideatore dell’alpinbike, una  gara in mountain bike riservata ai numerosi velisti appassionati di questa specialità.

Grazie Max stanno tornado gli AC45, ti lascio al tuo lavoro. A presto.

www.maxranchi.com

Intervista di: Maurizio Cristofolini